martedì 11 gennaio 2011

Riflessioni sul toponimo Logudoro

(Articolo pubblicato su "Sardegna Mediterranea" - semestrale di cultura n. 22, anno XI, numero 2, II° semestre 2007, pp. 70-72)

Giuseppe Ruiu

Nel corso delle mie letture e studi sulla storia sarda, mi sono spesso imbattuto nelle varie interpretazioni degli studiosi sull’origine e significato del toponimo “logudoro”, esse però non mi hanno mai del tutto convinto, anzi, mi hanno indotto a ricercarne la reale origine, o meglio, quella che a me pare la più semplice dal punto di vista linguistico.

Il Logudoro, come molti ben sanno, è una regione storico-geografica della Sardegna nord-occidentale, che diede il nome all’antico Regno giudicale di Torres o Logudoro.

Nel corso degli anni sono state avanzate varie possibili interpretazioni che vogliono il toponimo “logudoro” quale contrazione derivante alternativamente da: “Logu de Torres”, la più accreditata e fatta propria dal Prof. Francesco Cesare Casula, che nel suo libro: Breve storia di Sardegna (Delfino editore, Sassari 1994) scrive: «[…] il regno o “giudicato” di Torres (chiamato anche Logudoro per contrazione di Logu de Torres = Logu de Tore(s)> Logu de Dore>Logudore>Logudoro) […]».

Accreditate sono inoltre le diciture “Logu de Oro”, probabilmente perché il territorio logudorese in giugno appare dorato di grano, ed anche “Logu de Doria” in virtù del plurisecolare stanziamento della famiglia di mercanti e armatori genovesi.
Seppure di contrazione si tratta, nessuna di esse, a mio modesto parere, coglie nel segno.

Altri studiosi hanno avanzato una ulteriore interpretazione del toponimo che deriverebbe dal famoso insediamento romano di LUGUDONE o LUQUIDO, detto anche CASTRA, identificato generalmente con le rovine romane presso N.S. Signora di Castro, vicino ad Oschiri cioè in pieno Logudoro. La stazione romana, nominata dall'Itinerarium Antonini e da altri testi di epoca tardo-imperiale, è stata inoltre messa in relazione con il popolo dei "luquidonensi" menzionato da Tolomeo fra le popolazioni della Sardegna centro-settentrionale.

Il Prof. Massimo Pittau, in particolare, nel suo ben documentato sito internet (http://web.tiscali.it/pittau/Sardo/emend_testo.html) sostiene altresì, in maniera per me molto suggestiva, che: «9a. Sul tracciato di strada che andava da Tibulae e Caralis risulta come seconda mansione Luguidunec, Lugudunec, Lugudonec, Luguinec, in cui è molto verosimile la divisione che è stata prospettata di Luguidone c(astro). 

Molto probabilmente dal nome di questa mansione, che richiama il già visto Portu(s) Liguidonis, è derivato il nome della subregione Logudoro /10/ (vedi 12b). Circa poi la esatta individuazione della mansione, una volta accertato che Tibulae era a Castelsardo, è da escludersi che Luguidone c(astro) sia da individuare con Castra presso Oschiri, mentre è molto meglio identificarlo con Ploaghe, il quale, probabilmente in epoca bizantina, mutò quel suo nome originario /11/.» 

Ed anche: «12b. Loukouidonénsioi sono gli abitanti di Luguidone (Ploaghe) dell'Itinerario di Antonino (9a). Dal punto di vista strettamente linguistico i Loukouidonénsioi sono gli antenati degli odierni Logudoresos.»

Venendo alla mia interpretazione del toponimo, rilevo che in alcuni testi di vari autori, i quali si rifanno a cronache ben più antiche, in particolare il “Libellus Iudicum Turritanorum” cronaca sarda medievale del XIII secolo d. C., il “Condaghe di San Gavino” e quelle riguardanti il ritrovamento dei corpi dei Santi Martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario e della loro traslazione nella basilica dell’attuale Porto Torres, nelle quali viene riportato il nome del Regno giudicale che vide lo svolgersi di queste vicende.

Il B.R. Motzo, nel suo: La Passione dei ss. Gavino, Proto e Gianuario (Cagliari, 1927) ad esempio riporta che nella prima donazione del Judike turritano a Montecassino, il territorio su cui regnarono Comita prima e Barisone poi, viene definito: «[…] renno qui dicitur Ore […]».

Giovanni Arca nel: De Sanctis Sardiniae, opera cinquecentesca, a proposito dell’Inventio delle reliquie dei martiri turritani, scrive che: «[...] factum est ut Comita quidam vir sanctissimus super ambos locos scilicet Horim et Arboream ad imperandum iudex ordinaretur [...]».

Il G. Roscio Ortino, nel suo: Triumphus Martyrium in Templo Domini Stephani Caelii Montis (Roma, 1589) a proposito sempre dei martiri turritani, riporta: «[...] Regnum Lociaurei volgo loguduri [...]».

Sempre relativamente alla donazione a Montecassino, apprendo ulteriormente da una mia recente lettura (a cura di G. LUPINU, R. TURTAS, Pregare in sardo–Scritti su Chiesa e Lingua in Sardegna, Cuec, Cagliari 2006) che: «[…] Lo scriba che redasse il testo della prima donazione fatta nel 1065 dal “rennante domino Barossone e nipote eius donno Mariano in renno quo dicitur Ore” (cioè nel giudicato di Logudoro) […]».

Per concludere, nell’antico Condaghe di S. Pietro di Silki, scheda 20, si scrive in lingua logudorese medievale: «[…] ccun boluntate dessu donnu meu iudike Gunnari, e dessu fiiu iudike Barusone, e dessos frates, e dessos maiorales de Locudore, dandem’isse paragula de renobarelu su condake».

Da tutto ciò si evince che il toponimo dal quale ha tratto nome il Regno giudicale, o Logu, risulta essere costituito in origine dal vocabolo: - Ur -, ossia un “relitto del sostrato nuragico” (espressione mutuata dal Prof. M. Pittau) del quale si è persa l’originaria etimologia. Lo stesso, nel corso dei secoli, ha subito un processo di latinizzazione grafica che l’ha progressivamente mutato in - Ure(i) -, - Ore(i) - od – Horim -, dal quale si arriva facilmente e senza alcuno sforzo all’attuale Logudoro:

Locum Ur? > Locu de Ure > Locu de Ore > Logu d’Ore > Logu Dore > Logudore > Logudoro.

Con lo scorrere dei secoli il nome del Regno (Logu de Ure/Ore) si identificò anche con quello della sua prima capitale Turres, erede dell’antica Turris Libysonis (o Bisleonis), divenendo Giudicato di Turres o Logudore, senza alcuna attinenza, dunque, tra “Turres” e “logudore” che furono sempre ben distinti.

Questo relitto del sostrato nuragico – Ur - è ben presente, quale prefisso, nella toponomastica sarda dei Condaghes, preziosissime fonti, dove riscontriamo vari toponimi di ville/biddas (in gran parte estinti) della Sardegna settentrionale con il suddetto prefisso: Urieke, Uri, Urune, Uruspe, Urule, Urra, Uralosso, Urrato, Urguru ecc., tutti afferenti all’antico Giudicato turritano.

Inoltre una delle antiche Curadorias (o parti) di quel Regno, quella di Dore (Orotelli), ha conservato nel proprio nome originario il ricordo dell’antico Regno al quale era legata dal punto di vista amministrativo: “d’Ore”, ossia appartenente al Giudicato di Ore.

Come accennato sopra l’etimologia del relitto prelatino è andata perduta, anche se alcuni studiosi propendono per un suo legame con la presenza in loco di acqua sorgiva. Ritengo comunque che la ricerca dell’esatta etimologia vada approfondita ancor di più.

Un antico racconto popolare sardo: “La leggenda di Don Altare”, riportato nel libro della professoressa Dolores Turchi, Leggende e racconti popolari della Sardegna, (Roma 1984, pag. 197) e attinto da: G. Sanna, La leggenda di Don Altare, estratto dall’Archivio per le tradizioni popolari, vol. XVIII, 1899; ebbene, in questo racconto che parla di un antico e potente re, Don Altare, appunto, che cade in battaglia in seguito ad uno scontro con i suoi nemici, non facendo rientro al suo castello nel Montiferru, la balia del suo figliolo, avendo compreso il motivo del ritardo del re, dall’alto delle mura, canta una ninna nanna affinché il figlio del sovrano si addormenti:

Anninnia anninnare,
mortu an ‘a Don Altare!
Anninnia anninnore,
mortu an su re ‘e Ore!
(…)

(Trad.: Ninna nanna ninna nanna, hanno ucciso Don Altare! Ninna nanna ninna nanna, hanno ucciso il re di Ore!).

Dunque si cita inequivocabilmente un sovrano dell’antico regno di Ore; anche se il nome di Don Altare, si rifà probabilmente a Don Artale de Alagon y Arborea, figlio dell’ultimo marchese di Oristano Don Leonardo de Alagon y Arborea, caduto valorosamente nel corso della tristemente famosa Battaglia di Macomer del 1478, in uno degli ultimi aneliti di libertà del popolo sardo.
Ad avvalorare la tesi sull’origine del toponimo “logudoro”, abbiamo un’ulteriore prova relativa al cognome sardo: “Dore”, a tutt’oggi di etimologia incerta; il quale, secondo le mie considerazione, è da ricondurre a quella vastissima casistica di antroponimi sardi di estrazione toponomastica. Infatti il cognome venne sicuramente attribuito a persone originarie dell’antico giudicato di Ore/Ure (Torres-Logudoro).

A comprova, il cognome è ancora oggi in massima parte presente nei territori storici dell’antico Giudicato della Sardegna nord-occidentale. In base alle varie grafie del cognome presenti nei Condaghes abbiamo:

DE ORE > D’ORE > DORE

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