lunedì 4 maggio 2015

Genealogia dei Satta di Cargeghe, cavalieri del Regno di Sardegna: 1680-1831


di Giuseppe Ruiu



Tra la fine del XVII° e il XIX° secolo all'interno della ristretta cerchia delle famiglie nobili della villa di Cargeghe - Cargiegue, secondo la grafia spagnoleggiante del tempo - risalta quella dei Satta poiché unici a fregiarsi del titolo di eques, cavalieri del Regno di Sardegna.

Fra tali famiglie della piccola nobiltà rurale per lo più non autoctone del luogo ma provenienti per diverse motivazioni, matrimoniali per lo più, da altri centri del logudoro interno quali, principalmente, Thiesi e Banari - ed in seguito inurbatesi nella vicina città di Sassari -, quella dei Satta può essere considerata una delle più radicate, la cui presenza ascende alla fine del XVII° secolo, allorquando il primo di tale casata contrasse matrimonio in Cargeghe con una nobile del luogo.

Equitis señor Franciscu Satta Grixoni de Utieri, nell'anno del Signore 1680 sposava señora Giovanna de Querqui figlia del majore di Cargeghe, e obriere di San Quirico, Thomas de Querqui.

I de Querqui (leggi: de Cherchi) insieme ai de Serra, de Martis, de Fiumen ed altri, rappresentavano le antiche casate di majorales, l'originaria e originale nobiltà sarda di ascendenza giudicale, da sempre presenti in questi luoghi. Di Thomas de Querqui rimane memoria in una consunta targhetta datata all'anno 1673 posta all'interno di quella che fu la cappella delle Anime del purgatorio (l'originaria cappella tardogotica de sa Regina de sa rosa) all'interno della parrocchiale, dove si descrive della concessione, per sé e per i propri successori, dello ius patronatus sepeliende da parte dell'Arcivescovo turritano Gavino Cattayna. In seguito tale patronato passerà ai Satta-Querqui.


Concessione ius patronatus sepeliendi Thomas 
de Querqui nel 1673, in seguito ai Satta-Querqui

Poco alla volta a queste antiche famiglie col passare del tempo subentrarono per legami matrimoniali, come già accennato, quelle dei Manca, Satta, Nurra, Flores, Solinas e Corda.

L'origine della casata dei Satta è abbastanza controversa e si perde nelle nebbie del tempo, ma c'è chi sostiene fosse di estrazione corso-gallurese. Nel 1498 sembra sia stato concesso a questa famiglia quello che appare essere l’ultimo privilegio di Generosità. Certamente dopo tale data non risulta più alcuna concessione di tal tipo (si ritrova una conferma del 1508) (1).

Le fonti storiche menzionano un certo don Angelu Satta che nel 1502 ottenne la podesteria di tutta la zona del Coghinas dai Centelles conti di Oliva, che è stata mantenuta dai suoi discendenti fino al 1596. Egli fu, con tutta probabilità, genero del celebre condottiero ozierese don Leonardu Tola - distintosi nell'assedio di Granada contro i mori nel 1492 - avendo sposato la figlia Angelesa alla fine del XV° secolo (2).
Un Antonio Satta di Ozieri, forse affine del summenzionato Angelu Satta, nel 1599 fu armato cavaliere e i suoi figli furono ammessi al corpo militare. Dal XVII° secolo fu consentito ai cavalieri Satta di prendere parte allo Stamento militare del Regno di Sardegna.

Il nostro equitis don Franciscu Satta Grixoni discende dunque da questo ramo dei Satta ozieresi (3), famiglia di nobili cavalieri rurali, la cui ricchezza derivava dal possesso della terra coltivata a grano e dall'allevamento del bestiame.

Egli era figlio di Francesco Satta del Mestre, figlio di Giovanni Maria Satta (come documentato negli atti dello Stamento militare del Regno) coniugato appunto con una del Mestre, a sua volta figlio di quel Antoni Satta già menzionato... i nomi nelle genealogie familiari spesso si ripetono nel breve volgere di una generazione come vedremo.

Partendo dal nostro capostipite cargeghese, che tramandò il titolo di “cavaliere nobile don” ai suoi figli maschi, è stato invece possibile ricostruire attraverso un complesso lavoro di ricerca nei Quinque libri del paese, l'albero genealogico del ramo principale e del secondario della famiglia a partire dall'anno 1680 fino al 1831 quando la casata si estinse con la morte del suo ultimo rappresentante: l'avvocato don Giovanni Maria Satta (i nomi si ripetono come detto), il cui unico figlio maschio ed erede Francesco, Cicito, premorì bambino al padre a causa del vaiolo. Una triste vicenda che merita di essere narrata, in appendice, così come è stata tramandata da una fonte parrocchiale ottocentesca in quanto il nobile avvocato istituì la chiesa di Cargeghe beneficiaria di tutto il suo patrimonio.

Per eternare il ricordo di questo illustre benefattore, l'amministrazione civica gli intitolò uno slargo nella parte alta dell'odierna via Nazario Sauro, il “Largo Satta” visibile in una mappa dell'abitato del 1901 (ma anche in altre mappe dell'epoca con la dicitura di "Piazza cav. Satta"), nell'area in cui era ubicata nell'abitato del paese la sua dimora; forse dove oggi sorge una moderna palazzina nel cui ingresso è presente, inglobato nella muratura, un portale di fattura tardogotica (o tardoromanica) istoriato di simboli sacri. Un elemento decorativo di pregio destinato ad abbellire una dimora gentilizia della quale sopravvive come ultima testimonianza (4).

Largo Satta, abitato di Cargeghe, 1901
(Archivio di Stato di Cagliari)


Portale tardogotico in casa privata

Memorie della partecipazione dei cavalieri Satta alle Cortes del Regno sono presenti in alcune fonti della fine del XVIII° secolo. In una in particolare del maggio del 1794, nella quale il cavaliere Francesco Satta di Cargeghe non potendo intervenire alle sedute dello Stamento militare «por sus diarias ocupassiones en la ciudad de Caller capital de este Reyno en persona passar» alle quali era stato convocato, istituisce come suo procuratore don Ignazio Musso di Castellamonte. (5)


Albero genealogico


Equitis señor Franciscu Satta Grixoni (Ozieri, 1659c.-Cargeghe, 1729)

sposa a Cargeghe nel 1680 señora Joanna de Querqui, figlia di Thomas de Querqui

Figli:

Anguela Maria Satta Querqui (Cargeghe, 1681)

Joannes Maria Satta Querqui¹ (Cargeghe, 1682-1746)

Antoni Satta Querqui² (Cargeghe, 1685-1750)

Thomas Satta Querqui (Cargeghe, 1686-1688)

Juan Antonio Satta Querqui (Cargeghe, 1689c.-1749)

Pedru Franciscu Jusepe Satta Querqui (Cargeghe, 1694)

Anguela Satta Querqui (Cargeghe, 1695)

Ignaciu Satta Querqui (Cargeghe, 1699)

Filipu Ignaciu Julianu Satta Querqui (Cargeghe, 1697-1728)

Quirica Satta (Cargeghe, 1704c.-1750)

*
¹Ramo principale

Eques don Joannes Maria Satta Querqui

Sposa nel 1721c. Margarita Usay (1687c.-Cargeghe, 1727)

Figli:
Joanna Maria Theresa Satta (Cargeghe, 1727)
Gavinus Raimundus Josephus Satta Usay (Cargeghe, 1726-1729)
_

Sposa in seconde nozze nel 1731c. donna Maria Catharina Spensatello Ogiano di Tempio (1709c.-Cargeghe, 1763) figlia Sebastiani

Figli:

Francisco Raimundo Satta Ogianu (Cargeghe, 1732-1803)

Theresia Satta (Cargeghe, 1735)

Maria Josepha Raimunda Satta (Cargeghe, 1737)

Juana Maria Michaella Satta (Cargeghe, 1739)

Philippus Gavinus Satta Ogianu (Cargeghe, 1741)

Sebastianis Satta Ogianu (Cargeghe, 1742)

*

Eques don Francisco Raimundo Satta Ogianu

sposa a Cargeghe nel 1756 Joanna Budroni, figlia Dominici

Figli:

Catharina Raymunda Satta (Cargeghe, 1757)

Joannes Maria Satta Budroni (Cargeghe, 1758-1831)

Dominicus Satta Budroni (Cargeghe, 1763-1804), “Capitan de la cavalleria y compania cazadora”

Maria Catharina Satta (Cargeghe, 1766) 

Felicia Satta (Cargeghe, 1768)

Francisca Satta (Cargeghe, 1771)

Josepha Aloysia Satta (Cargeghe, 1774)

*

Eques don Giovanni Maria Satta Budroni

sposa nel 1818c. donna Maria Angela Martinez (Sassari - Cargeghe, 1821), figlia don Giovanni Battista Martinez di Montemuros

Figli:

Joanna Maria Anna Quirica Gavina Effisia Satta (Cargeghe, 1819)

Franciscus Gavinus Ephisius Linus Satta Martinez (Cargeghe, 1821-1829)

Estinzione ramo principale


**

² Ramo secondario

Eques don Antoni Satta Querqui (Cargeghe, 1685-1750)

sposa nel 1713c. Juanna Maria Fiore Deliperi di Sassari.

*

Sposa in seconde nozze Maria Flores di Sassari

Figli:

Joanna Satta (Cargeghe, 1726c.-1776)

Francisco Satta Flores (1729c.-Cargeghe, 1779)

*

Eques don Francisco Satta Flores

sposa a Cargeghe nel 1759 Maria Dominica Manca Satta, figlia Gavini Ignatii Manca

Figli:

Joanna Dominica satta (Cargeghe, 1766)

Andreas Satta Manca (Cargeghe, 1768-1795)

Maria Magdalena Satta (Cargeghe, 1771-1772)

Estinzione ramo secondario



Note

1) Per approfondire la natura della nobiltà sarda vedi: La concessione della "generosità" in Sardegna, di Enrico Tola Grixoni*
*Tratto da “Elenco Nobiliare Sardo”, a cura dell’Associazione Araldica Genealogica Nobiliare della Sardegna, Ed. Delfino.


4) Portale tardogotico a Cargeghe, di Marco Sanna, in Sardegna Antica n. 22, 2002.


Articolo di Marco Sanna, in Sardegna Antica

5) L'attività degli stamenti nella Sarda Rivoluzione, vol. 2, Luciano Carta, 2000, doc. 157/44, pag. 1294.


Appendice*

Don Giovanni Maria Satta istituisce erede la chiesa di Cargeghe nel 1831

I destini provvidenziali della chiesa parrocchiale di Cargeghe considerandoli dal lato puramente umano per controversie di tempi si credono già involti in tenebre misteriose. Era però scritto nel libro di Dio che nel tempo dovevasi suscitare anime veramente generose e grandi, le quali con le loro pietose elargizioni ne assicurassero ai poveri una sicura speranza. 

Il nobile avvocato don Giovanni Maria Satta temprato alla scuola dell’avventura dato un addio al frastuono del mondo con pubblico testamento fatto nel 1831 istituisce la chiesa parrocchiale di Cargeghe erede del suo vastissimo censo di famiglia. Il nome d’un sant’uomo passò sempre benedetto nel labbro delle passate generazioni ed oggi più che mai si ricorda con intima soddisfazione. 

E ciò con fondamento, giacché dalla tradizione costante raccogliesi essere stato il nobile don Giovanni Maria Satta un uomo che all’acutezza dell’ingegno accoppiava tutte le cristiane virtù. Per seguitar sviluppo d’ingegno e provata esperienza viaggiò spessissimo in continente malgrado le difficoltà dei tempi e dei mari. 

Ritornato in Sardegna, carico di regie onorificenze [?] solidamente la sua amicizia col celebre giureconsulto don Nanni Sassu ed ambedue ebbero l’onore d’incontrare l’augusto sovrano di Sardegna Carlo Felice nella solenne circostanza che venne a visitare la [?] città di Sassari ed il nobile avvocato ebbe contemporaneamente l’alto onore di ricevere dal municipio le chiavi della città per aprirla all’augusto personaggio ed assieme al nobile don Nanni Sassu sostennero il freno del regio cavallo. 

A una età piuttosto avanzata pensò accasarsi e impalmò una delle figlie del Marchese Monte Muros con la quale si ritirò a Cargeghe e per menar vita tranquilla e religiosa. Da questo matrimonio ebbero un figlio di nome Cicito. Questo figlio al canuto genitore era diventato doppiamente caro perché in lui aveva concentrato tutti gli affetti di sposo e di padre essendo la sua stimatissima consorte sopravvissuta al neonato figlio non più che pochi giorni. 

Su quest'uomo il povero trovava sollievo, l’afflitto il conforto, il pupillo e l'orfano il sostegno nella loro sventura. La sua familiarità unita alla sua influenza abbatteva gli odi componeva le famiglie in pace l’innocente perseguitato dalla giustizia in lui ritrovava il difensore. 

In una parola il nobile don Giovanni Maria Satta siccome era il padre del povero e del derelitto, siccome era il difensore del calunniato così parimenti era il terrore dei malandrini che infestavano non solo i paesi circonvicini alla sua patria Cargeghe ma anche della Baronia. 

[?] [?] l’illustre uomo per la perdita della sua carissima consorte ma confortato dall’unigenito figlio Cicito, passava giorni allegri e tranquilli senonché era scritto nel libro del Signore, che dovesse sorso a sorso tracannare il liquido del calice del dolore giacché quando più sicuro credeva il suo caro figlio Cicito affezioni e paterne consolazioni nella verdissima età di anni undici ed un mese il morbo pestilenziale del vaiolo arabo che rapì improvvisamente dal cuore del vecchio genitore. 

Stretto il tenero cuore dell’uomo settuagenario per la perdita del suo unico figlio altro pegno più caro non credette sul momento deporre sulla bara dell’estinto Cicito che i pochi suoi canuti capelli. Sopravvisse alla morte del figlio un anno e mesi cinque essendo morto il figlio negli ultimi mesi di settembre. 

In questo frattempo pensò effettivamente all’anima sua e a quella dei suoi cari e con testamento come sopra abbiamo riferito stipulato l’anno 1831 istituiva erede la chiesa parrocchiale di Cargeghe sotto l’invocazione dei Santi Martiri Quirico e Giulitta Patroni nostri. 

Benedetto egli rese nella tomba a quelle consolazioni che non poté fruire in terra la gloria oggi in cielo in merito della sua pietà cristiana. Raccolse l’ultimo suo spirito il teologo collegiato Giovanni Scarpa rettore di Cargeghe ma nativo di Nulvi.

* Testo presente anche in: Inedite memorie parrocchiali cargeghesi tra ottocento e novecento

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